Archivi categoria: storia

Lobra, un toponimo enigmatico

Abbiamo scritto della straordinaria importanza simbolico-culturale della Marina Lobra: “porta” del territorio, luogo d’incontro tra dimensioni diverse, punto d’intersezione tra differenti sensi del tempo, soglia e sintesi di altre visioni del mondo. Sopra tutto questo, però, c’è una caratteristica del luogo che va oltre qualsiasi interpretazione: nei secoli il suo nome ha assunto un’importanza tale da designare l’intero territorio che si trova al vertice della Penisola Sorrentina.

Per comprendere meglio l’origine e il significato del termine “Lobra” (da cui “Lubrense”), ecco cosa dice la letteratura locale:

Sulla marina di Massa esisteva dai tempi del mito greco un tempio sacrificale detto dai latini Delubrum eretto in onore delle sirene ma più verosimilmente di Minerva che con le prime costituiva una presenza a dir poco ubiquitaria lungo le coste della penisola sorrentina. Sulle rovine di questo tempio o forse di una vicina villa romana, in epoca cristiana, venne eretta una chiesa in onore di San Pietro che successivamente fu dedicata alla Vergine Maria, che, per sincretismo con l’antico Delubrum, fu detta della LOBRA.
Da quel momento, la marina della Lobra fu culla della città di Massa Lubrense che finirà per prenderne anche la denominazione agli inizi del ‘300. Quando nel 1463, per l’avversione manifestata dai massesi nei confronti degli aragonesi, re Ferrante ordinò la demolizione delle mura e degli edifici di maggior rilievo, compresa la Cattedrale e la casa del Vescovo, Mons. Belloni fu costretto a trasferire la sede vescovile dall’Annunziata all’antica chiesa di Santa Maria ad Delubrum, in località Fontanella, assumendo di conseguenza anche il titolo di Episcopus Lubrensis. Divenuta insicura anche quella sede per l’instabilità geomorfologica di quel tratto di costa, il reiterarsi delle incursioni barbaresche e la scarsa fruibilità del tempio, ormai lontano dai casali sparsi fra le colline, Mons. Castaldo, nel 1512, trasferì, non senza ostacoli da parte dei nativi, la sede vescovile in località Palma, nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che divenne Sede dei presuli lubrensi e tale si conservò fino al 1818 quando la diocesi venne soppressa ed accorpata all’Arcivescovado di Sorrento. Tuttavia già dal 1525 Mons. Marchesi, in un oliveto di proprietà della Mensa Vescovile, in località Campitello detta poi Capitello, aveva dato avvio alla costruzione dell’attuale Nuova Chiesa di Santa Maria della Lobra che poi Mons. Palma concesse ai Frati Minori di San Francesco dell’antica Osservanza con la facoltà di erigervi accanto il loro convento“.

Per completezza, oltre alla voce “Lobra”, riportiamo anche la voce “Massa Lubrense“:

“[…] Con la denominazione di Massa erano indicati i terreni destinati all’agricoltura come attestano Cassiodoro e San Gregorio Magno quando fanno riferimento a possessores e conductores massarum per indicare proprietari e coloni di terreni agricoli o massae. L’accorparsi di tali terreni coltivati dava origine a villaggi, casali e addirittura a comuni con la denominazione di “massa” alla quale veniva aggiunto, per ulteriore precisazione, il nome della località di maggior prestigio del circondario. […] Il territorio lubrense con la denominazione di Massa Publica rimase collegato a Sorrento fino a quando questa città si resse a ducato e come tale è citato in un documento dell’anno 938 ed in un testamento del luglio 1111 […]. Il titolo di Lubrense, sostiene il Filangieri, appare negli atti della cancelleria angioina solo agli inizi del XIV secolo e come per il Vescovo detto “Lobrano o Lubrense” anche l’Università di Massa trovò nell’antico Delubrum o tempio sacrificale della Fontanella, l’etimo per il suo predicato nominale“.

Fonte: Goffredo Acampora, Strade e luoghi della Penisola Sorrentina, Centro Studi e Ricerche Francis Marion Crawford, Nicola Longobardi Editore, Castellammare di Stabia, Napoli, 2001, pp. 36-37, 40.

(A loro volta, i due brani sono tratti rispettivamente da: P. Esposito – S. Ruocco, La Lobra, Eidos Edizioni, Castellammare di Stabia, Napoli, 2000;
e da: R. Filangieri, Storia di Massa Lubrense [1910], Arte tipografica, Napoli, 1991; A. Trombetta, Profilo linguistico onomastico della Penisola Sorrentina, Abbazia Casamari, Frosinone, 1983)

PS: la parola latina “delubrum” può essere tradotta sia come tempio che come santuario; l’accostamento, dunque, risulta semplice: Marina Lobra = Marina Sacra

Contro gli scempi mascherati da valorizzazione

La Marina Lobra è la porta di Massa Lubrense, il borgo che dà il nome all’intero territorio comunale (una breve descrizione del luogo e alcuni cenni della sua storia sono su questa pagina, con testi rispettivamente di Giovanni Visetti e di Riccardo Filangieri di Candida).
Un progetto di cosiddetta riqualificazione minaccia come una mannaia questo splendido angolo della Penisola Sorrentina: sono previsti lo stravolgimento del porticciolo, la cementificazione del bagnasciuga e la sostituzione di un giardino di agrumi con un parcheggio multipiano interrato.
Noi non siamo d’accordo, come si può leggere dal nostro Manifesto, perché abbiamo un’idea di sviluppo che mantiene le radici ben salde in questi luoghi e volge lo sguardo verso l’orizzonte: siamo, cioè, “con la testa fredda, ma con il cuore caldo“, come avrebbe detto Francesco Saverio Nitti, che di (vera) modernizzazione se ne intendeva.
Questo blog vuole essere un archivio trasparente delle nostre idee, una finestra sulle nostre iniziative, un luogo dove scambiare opinioni e visioni.
Con il solo scopo di preservare la Marina Lobra, cioè noi stessi.